Flavia Palombo vuole guadagnare la scena con il suo made in Naples
Parlando di prospettive future, Flavia Palombo si augura di arrivare lontano, di conquistare l’attenzione di un pubblico sempre più ampio. Ma rimanendo ostinatamente made in Naples. Perché lo è lei, designer di cinture, borse e accessori in pelle, napoletana. E perché sa che il capoluogo campano “è una città riconosciuta all’estero, nota per la sua bellezza”. Un valore aggiunto, cioè, in seno al made in Italy. Palombo, però, quando parla di identità locale non fa riferimento solo ai codici stilistici, cioè alla questione dell’immaginario. Bensì, anche agli aspetti materiali del prodotto. “Impiego solo pellami napoletani, o comunque campani – continua –, così come mi rivolgo solo a laboratori pellettieri della zona”. Certo, la sua non è una scelta autarchica: per la realizzazione dei suoi modelli usa anche componenti provenienti da altre regioni italiane. “Riduco al minimo essenziale il ricorso a prodotti esteri, specie se asiatici – ci dice –. Badare al prezzo sarebbe più facile, ma anche controproducente. Perché il mio punto di riferimento è sempre la qualità”.
Made in Naples
Sarebbe scorretto dire che Flavia Palombo è arrivata a fondare il suo marchio per caso. Ma di certo non si può dire che il suo percorso sia stato lineare, il solito di chi viene da famiglie già nel settore o si è formato nelle scuole di moda. “Ho iniziato per passione – racconta –. Il mio percorso di studi, che mi ha portato alla laurea in Conservazione dei Beni Culturali, mi ha permesso di realizzare un sogno. Avrei voluto fare la costumista teatrale, ma sono in un campo dove posso esprimere la mia vena artistica”. Prima di costituire la società, nel 2020, Palombo ha lavorato per anni da artigiana. “Anni in cui ho partecipato alle fiere, da Lineapelle a Homi, e frequentato luoghi dove raccogliere le idee”.
Innanzitutto la pelle
La pelle, campana e di qualità, è il materiale che distingue le collezioni di Palombo. Questo non vuol dire che escluda a priori i tessuti: “Non mi metto paletti, voglio sentirmi libera – spiega –. Ho disegnato, ad esempio, una linea mare con gli stessi materiali che si usano per la tappezzeria nautica”. Se c’è un no categorico, invece, è ai materiali sintetici cheap, soprattutto quelli che imitano la pelle. “Costano di meno e sono più semplici, ma io non li uso. Doppio le cinture in pelle. Voglio un prodotto in cui credo”. Il processo di creazione, in tal senso, comprende il dialogo con i pellettieri. Come si relaziona con i suoi fornitori? “Sono testarda sulle scelte stilistiche – risponde –, ma ascolto i consigli sulle questioni tecniche. Come in ogni lavoro, bisogna saper essere umili. Ma lavorare con loro è un’opportunità. Si passa molto tempo insieme, si mangia insieme: spesso si tratta di aziende familiari, si diventa intimi”.
Da Napoli in poi
Flavia Palombo può fare affidamento su uno spazio in Pensieroverde, concept store in via Cavallerizza, nel salotto di Napoli. In autunno la collaborazione con Coin le ha permesso di approdare nei mall di Roma, Milano, Torino e poi Padova. “Ho partecipato con due modelli a corner dedicati alle realtà emergenti – afferma –. Sarebbe dovuto essere un luogo dove incontrarsi e presentarsi, ma la seconda ondata di coronavirus ha condizionato le attività. A Roma, ad esempio, i negozi sono rimasti aperti, ma a Milano, dove pure si era iniziato bene, siamo stati limitati dalle chiusure”.
E ora?
Certo, lanciare un nuovo brand in concomitanza con una pandemia non aiuta. “Il coronavirus non permette di programmare. Ho acquistato pellami con l’idea di realizzare borse da sera, ma ne ho sospeso la produzione: non mi sembra il momento, ora che siamo chiusi in casa per il social distancing”. Questo non vuol dire che Flavia Palombo non abbia idee per il futuro. In che prodotti intende svilupparsi? “Non voglio perdere contatto con le borse, ma non abbandonerò mai la cintura – risponde –. È un accessorio importante, che caratterizza l’outfit. Uomo? A tempo debito, di certo non su Napoli dove la moda maschile è ancora molto tradizionale”. Il Covid è stato l’occasione per investire sul portale e-commerce: lo strumento ideale per farsi conoscere, ma anche un territorio di sfida. “Curo io i contenuti del sito, rispondo personalmente ai clienti. È importante per trasmettere il valore del mio prodotto, insieme alla passione che c’è dietro. Ma non è facile spiegare la qualità – conclude –. Quando ricevo i clienti in negozio, li incoraggio a provare i miei accessori, a non limitarsi a guardarli nell’espositore. Online è più difficile. Ma chi compra da me, poi torna. E questo testimonia che sto facendo un buon lavoro”.
Cit. Roberto Procaccini